Auguri, Cigno!

31 ottobre 2019

Il Cigno è nato a Utrecht il 31 ottobre 1964, e dunque oggi compie 55 anni. A distanza di tempo dal suo addio al'erba verde dei campi, mastro Carmelo Bene gemette: "Il lutto in me per il suo precoce ritiro non si estingue ancora e mai si estinguerà" . Il lutto è vivo ancora oggi in tutti gli appassionati di football, e in particolare fra i milanisti.

"... Verrebbe voglia di raccontare questa storia come se fosse normale. Di descriverla come la parabola calcistica di un giocatore che, per quanto fortissimo, per quanto vincente e amato, è stato comunque un protagonista di spicco di un ciclo trionfale al pari di altri campioni. Ma è difficile riuscirci.
Perché Marco Van Basten era fuori dall'ordinario, per tanti motivi. Soprattutto non è stata tanto comune la sfortuna che a questo atleta ha accorciato la carriera.
La sua eclissi sportiva, però, non ha nulla di apparentemente drammatico, eclatante, mirabolante. Né si colora di toni luttuosi o angosciosi.
Quando alla soglia dei trent’anni si smette di essere i numeri 1, è perché si fa una fine tragica o si sceglie di autodistruggersi. Nel mondo della musica i miti sorgono dalle oscurità della tragedia (Jimi Hendrix, Brian Jones, Janis Joplin, Kurt Cobain, Amy Winehouse, ma anche Luigi Tenco, solo per fare alcuni esempi). Nel calcio solitamente c’è di mezzo un aereo che casca. Nel 1949 il Grande Torino di Valentino Mazzola e compagni a Superga, nel 1958 a Monaco di Baviera il Manchester United di Roger Byrne e soprattutto di Duncan Edwards, che per la verità di anni ne aveva ancora meno, neanche ventidue, ma che, a sentire Bobby Charlton e con lui tutti gli inglesi che lo videro giocare, fu il più grande di tutti, Pelé compreso. Un irlandese che aveva nel cognome anche la didascalia e il sigillo del primato, George Best, scelse a ventott’anni di farsi marcare e annullare in campo non da uno stopper ma da una bottiglia di whisky, o roba simile.
Ebbene per Van Basten nulla di ciò. Nessuno spunto per un filo conduttore della narrazione che ispiri toni carichi di emozioni forti. Solo delle cartilagini malconce, solo un paio di interventi chirurgici avventati o maldestri che ci hanno lasciato comunque (a essere realisti ma anche cinici il giusto) un miliardario in salute anche se un po’ dolente dopo mezza giornata passata a portare a spasso le mazze da golf. Niente di paragonabile a drammi che si raccontano da soli. Niente a segnare la memoria collettiva o l’intimità dei propri pensieri lugubri con eventi obiettivamente terribili ..."

Da MVB e la maledizione della giacchetta di renna. «Marco Van Basten: il gioco del calcio»: striscione delle Brigate Rossonere esposto il 18 agosto 1995.