L'uomo che è venuto da lontano

Alla fine del Mondiale svizzero Schiaffino si ritrova a giocare a San Siro, la “Scala del calcio”, al centro dell’orchestra rossonera, con Liedholm a fare il centromediano metodista davanti a Buffon, e Nordhal al centro dell’attacco.

Nei primi anni di carriera Schiaffino aveva giocato nel ruolo di interno sinistro, che sarebbe più o meno quello che oggi chiamano “trequartista”, che a ben guardare e un nome più adatto a un motivo di jazz waltz che al gioco del futbol. Il suo compito era lanciare gli attaccanti a rete o dettare lo scambio per andare al tiro. Schiaffino, infatti, fu anche un marcatore di tutto rispetto: nelle 540 partite ufficiali in carriera, tra squadre di club e nazionale, si contano ben 146 gol.

Dopo il Mondiale brasiliano del 1950 che lo consacra, arretra nella posizione di regista puro, valorizzando al meglio un talento “ritmico” di caratura superiore: accelerazioni e rallentamenti di gioco nascevano dai suoi impulsi, aveva un senso del tempo innato che riusciva a sintonizzare i movimenti della squadra con i suoi.

In quel Milan di metà anni Cinquanta, miscela quasi perfetta di classe, esperienza e potenza, Pepe Schiaffino agisce da regista, da sublime direttore d’orchestra. Scrivera Gianni Brera: «Forse non è mai esistito regista di tanto valore. Schiaffino pareva nascondere torce elettriche nei piedi. Illuminava e inventava gioco con la semplicità che e propria dei grandi. Aveva innato il senso geometrico, trovava la posizione quasi d’istinto […]».

Quando morì a Montevideo morì, il 13 novembre 2002, l’Uruguay, il paese che si era autodefinito «el padre del futbol porque todos saben que la madre es la Inglaterra», piange il suo campione più grande. Ma oltre che a Mar del Plata scorrono lacrime anche in piazza del Duomo, dove, come canta il milanista Paolo Conte, sono in molti a non dimenticare che «l’uomo che è venuto da lontano / ha la genialità di uno Schiaffino». Perché se chiedete ai vecchi tifosi milanisti (come, ad esempio, a Piero Sanfilippo, il pasticcere che preparava torte per gli scudetti del Milan) quale sia tra i tanti che han visto giocare il campione che più si portano nel cuore e nella memoria, molto facilmente vi sentirete rispondere col nome del Pepe.

L'uomo che è venuto da lontano. Pepe Schiaffino, o della genialità


El Pepe (e'sciafino)
di Gino Cervi e Claudio Sanfilippo