A San Siro di tre quarti ...

...  ovvero, quattro sfumature di rossonero (di Gino Cervi)

1 novembre 2019

Non so se questo nostro libro smuoverà le montagne rossonere, ma da ieri sera abbiamo la certezza che ha ritoccato le sacre ortodossie del rito preparatorio alla partita. Gianni Sacco, da quarant’anni o giù di lì posto 11, fila 7, settore 267, ha rotto l’incantesimo di andare allo stadio mezza giornata prima del fischio d’inizio imboccando il confortevole cordone sanitario e ombelicale che lo collega da corso Garibaldi, Pavia, a piazza Axum, quartiere San Siro, Milano. Per congiungersi nell’orfica attesa agli altri due pards casciavit, Michele Ansani e Claudio Sanfilippo, ha deviato dalla consuetudine imbarcando il primo in quel di Pavia e, facendo rotta sull’ignota Vigentina, passando a prendere a Siziano il secondo. 

Il terzetto “Io, Sacchete e tu”, canterebbe Sanfi-Carosone, si sono avviati così verso il tempio, per assistere al match Milan-Società Polisportiva Ars er Labor, disfida decisiva per il 12° posto in classifica. Alla fine del primo tempo, testimonianze fotografiche mostravano lo stato comatoso non solo della squadra ma anche di loro stessi medesimi. Il Sanfi, riportano le cronache, per tirarsi su il morale ha pure tentato di tampinare la vicina di posto, una belamora, tuttavia provvista di marito e figlia al seguito: il che dimostra la lucidità del Sanfi medesimo, che alla fine avrebbe dichiarato di essere appena uscito dal neurodeliri. Del resto, come si legge qui sotto, lui allo stadio era abituato ad andarci con la sciura Carla ed è evidente che iersera il professor Ansani non era un surrogato all’altezza. 

L'Ansani e il Sanfilippo alla fine del primo tempo
Detto questo è ormai assodato che:

1) Abbiamo vinto di culo e il Sanfi menabuono (lo sapevo già, del resto: altrimenti mica me lo sarei scelto per amico). Quindi adesso a lui a San Siro ci tocca andare tutte le volte, anche se è sciabolento. 

2) Tutte le volte l’intaggabile professor Sacco sarà pregato di passare prima da Siziano, con o senza la scusa di caricare il Sanfi 

L'intaggabile prof. Sacco.
A inizio o a fine partita?
Non si sa

3) Sempre il suddetto Sanfi, nella variegatura cromatico-umorale del nostro variabile assetto a quattro, rappresenta inequivocabilmente il rosso, ovvero l’ottimismo: per fare un esempio, ieri sera lo zampettare del Castillejo, poer nan, ai suoi occhi pareva il divino claudicare del Garrincha; di conseguenza, a scalare, io, detto dal Sanfi stesso “cara el mè Ginassa”, m’incarno nel rosa, se non altro per inconfondibili scivolamenti ciclistici; il Sacco il grigio, perché è mandrogno d’origine e dunque sintonico alle nebbie e ai colori del Moccagatta; e infine l’Ansani è, vivaddio, il nero, dal momento che ad argomentare intorno alle magnifiche sorti e progressive del mondo, e in particolare del pianeta rossonero, al suo cospetto Arthur Schopenhauer è un fatuo autore di Striscia la notizia. 

Il Sanfilippo e l'Ansani sulla rampa a fine partita


Qui di seguito, il box A San Siro con la sciura Carla, tratto da 1899. AC Milan. Le storie (pp. 266-267).

Primi anni Settanta, erano gli anni di Vincenzina: «Zero a zero anche ieri, ‘sto Milan qui…». A 14 anni il mio primo abbonamento al Milan, al botteghino di via Zebedia, tra piazza Sant’Alessandro e piazza Missori. La mia piccola compagnia ce l’avevo, per andare a San Siro: c’erano il Mauro Casiraghi, il Gino Colombo, e poi la sciura Carla, che era più giovane di mia nonna, ma di poco. La sciura Carla aveva l’abbonamento al Milan dal 1946, e ci raccontava (in milanese) di Carapellese e Renosto, di Burini e Puricelli, di Annovazzi, Schiaffino e del Gre-No-Li. Come me, viveva in simbiosi con le gesta del Gianni. Nelle sue partite abuliche, quando – per dirla con Brera – «inciampava nelle margherite», implodeva nello sconforto. Fumava le MS col bocchino, aveva un passo spiccio e lombardo e, se c’era posto, ci portava in cima alla Fossa dei Leoni: «inscì se capiss che tégnum al Milan». 

L’appuntamento era davanti a casa sua verso mezzogiorno, ma anche prima, quando c’era il derby o la Juve. Abitavamo al Gallaratese e allo stadio si andava a piedi: da Lampugnano si prendeva una scorciatoia lungo il parco di Trenno, poi si costeggiavano le scuderie del trotto ed entro l’una eravamo già a remare sulle rampe. Ultimo fiatone per sistemarci nel primo buco libero, che da San Siro, lo stadio più bello del mondo, la partita si vede bene da qualsiasi angolazione. Allora gli anelli erano due, non si poteva sbagliare. 

Milan-Sampdoria del 3 febbraio 1974: era una domenica gelida, con la sciura Carla che indossava gli scarponi e una tenuta polare. Tirava un vento boia, e il cielo prometteva altra neve, che ricominciò a cadere proprio mentre stavamo arrivando allo stadio, col nostro solito anticipo di un’ora e mezza. La sciura Carla aveva il terrore «de scarligà e de borla giò», di scivolare e cadere. Vento siberiano, neve, nevischio, una giornata da divano, grappino e transistor, prima di 90° Minuto, di un tempo della partita scelta dalla Rai (quando trasmettevano il Milan sembrava di aver vinto la lotteria) e della Domenica Sportiva. La sciura Carla caracollava nella tundra milanese aggrappata alle braccia (sott’a brascètt) dei suoi giovani cavalieri. Pochissimi i fortunati possessori di un biglietto per i distinti coperti, ma nessuna invidia, a noi piaceva guardare il Milan dai nostri amati “popolari”. Bigon infortunato, davanti c’è solo Chiarugi, ma a Rocco (che era direttore tecnico, con un giovane Cesare Maldini in panchina) è sempre piaciuto giocare con un centravanti vero: Altafini, Sormani, Combin, Prati, Bigon. Il Paròn metteva Rivera dietro alle due punte, ma invece di buttare nella mischia un “primavera” di ruolo accanto a Chiarugi, sorprende tutti e schiera Benetti centravanti, col 9 sulla maglia. I blucerchiati in campo con due ex: Nello Santin e soprattutto Giuanin Lodetti, numero 10 e capitano. En passant, il libero era Marcello Lippi. E cosa ti fa il Romeo? Al 4’ raccoglie un gran tiro del Gianni che si era stampato sulla traversa (partitone del capitano, con la sciura Carla che si dislenguava) e infila il primo gol, da vero centrattacco. Risultato finale 2 a 1 per noi, l’altro marcatore è Luciano Chiarugi. L’esperimento di Benetti centravanti si chiuse lì. Tornando a casa la sciura Carla, gonfia di orgoglio per la prestazione del suo Gianni, metteva in sequenza ogni azione in cui il Golden aveva seminato il Verbo, felice come una Pasqua.